giovedì 3 maggio 2012

La leggenda : Hirokazu Kanazawa:Chi non capisce il vero spirito del Budo, presto o tardi smetterà di praticare il Karate.


Pensare al Karate e pensare a Kanazawa è la stessa cosa. Egli è una delle ultime bandiere attive dei tempi eroici del Karate Shotokan. Già una leggenda durante la sua gioventù, pratica ciò che che è stato definito come il "Karate più elegante della storia". Questa eleganza non è casuale, ma proviene da una tecnica impeccabile, creata ai tempi della rivoluzione del Karate.

Una tecnica che egli aiutò a forgiare assieme a Nakayama e che ne facilitò la crescita mondiale, al di la ogni possibile immaginazione.
Ma l'eleganza del Karate di Kanazawa e le sue indiscutibili conoscenze non sono le uniche, esse sono accompagnate da un'eccezionale personalità. Uomo educato, gentile, Kanazawa è ricolmo di virtù. Chiunque lo conosce sa molto bene che trattare con lui rappresenta una garanzia, in tutto ciò che realizza. Un guardiano eterno dell'essenza tecnica, ha svolto appieno il suo ruolo nella storia del Karate.

Nel Maggio del 2007 nel Campionato a Tokyo della SKIF, il reporter Kostas Argyriadis ebbe l'opportunità di incontrare Hirokazu Kanazawa, a quel epoca 76enne.


Hirokazu Kanazawa:
E' stato campione di kumite nel 1° campionato Giapponese della storia, correva l'anno 1957. L'anno successivo, è riuscito perfino a raggiungere il livello più alto, vincendo sia la competizione di kumite, che quello di Kata, e nel 1959 ottenne il secondo posto in entrambe le specialità.

Nato nel 1931 nella Prefettura di Iwate, proviene da una famiglia ben posizionata nelle arti marziali. Sia suo padre, che suo zio, erano specialisti di Shinkoku Jiu Jitsu. All'età di 9 anni inizia a praticare l'arte tradizionale Kendo, come la maggioranza dei bambini giapponesi di quel apoca. Vivendo nella città di Miyako, frequanta 3 volte la settimana la palestra del M° Iwaizumi per praticare Judo.

Fin dalla giovane età è una persona con una mente aperta a già durante la sua adolescenza comincia a praticare pugilato nello stile occidentale, per completare le sue tecniche di Judo di proiezione e di suolo. Durante il periodo di vacanze dell'Istituto, un suo amico, proveniente dall'isola di Okinawa, gli insegna le basi del Karate, un'arte che influenzerà il futuro di Kanazawa.

Comincia con il praticare il Karate a prendere seriamente sul serio questa disciplina e diventa allievo del M° Meiji, fondatore della scuola Taikyoku-Ken, celebre per l'uso di tecniche di Tai Chi complementari al Karate. Nonostante la sua gioventù ed il suo entusiasmo, inizia ben presto ad apprezzare il valore del Tai Chi. Quest'arte marziale leggera, proveniente della Cina, per molti aspetti è contraria alla filosofia del Karate. Ma lo Shihan sostiene che l'aiutò molto a migliorare le proprie tecniche di Karate.

Con la combinazione di entrambe, Kanazawa ha aggiunto allo stile "duro", o per meglio dire "esterno" del Karate Shotokan, una dimensione in più ampia ed interna, basata sui principi del Tai chi. Lo Shihan precisa che ciò non implica che il Karate SKI Shotokan sia uno stile leggero, al contrario, allo Shihan piace il Karate duro, come il Kyokushinkai e lo Shotokan.

Ritornando alla sua gioventù, egli racconta che nel 1952, in qualità di studente nell'Università Nippon Dai, praticava sopratutto tecniche di Karate. poi entrò nell'università di Tokushoku, famosa in quell'epoca per la sua facoltà di Karate Shotokan. Molto presto, il direttore del dipartimento di Karate, Shihan Nakayama Masatoshi, percepisce il potenziale e il talento del giovane Hirokazu, e lo iscrive al Nippon Karate Kyotai.
(Ass. Giapponese di Karate, conosciuta come JKA). Li Kanazawa conosce il fondatore del Karate moderno: Soke Gichin Funakoshi, che nonostante la sua avanzata età di più di 80 anni, impartiva ancora lezioni, ai pochi eletti.

Il M° Hirokazu Kanazawa ricorda Soke Gichin Funakoshi come persona silenziosa, orgogliosa, molto esigente con se stesso, ma generoso ed attento con i suoi allievi. Era un uomo spirituale con un sesto senso.
Hirokazu Kanazawa: "Una volta mi recai da lui per aiutarlo a spostarsi dal taxi alla palestra e pensai: che cosa farebbe se io adesso l'attaccassi? E Soke Funakoshi, come se mi avesse letto nel pensiero, mi chiese cosa stai pensando Kanazawa?"

Molte storie avvolgono la brillante carriera di Kanazawa nel tatami, ma la più celebre, senza dubbio e quella della mano rotta nel campionato di Kumite nel Giappone, del 1957.
Hirokazu Kanazawa: " Mi sono rotto la mano allenandomi al makiwara 5 giorni prima del torneo, ero distrutto e così decisi di recarmi dal M° Nakayama per dirgli che non potevo più partecipare al torneo, e quindi mi ritiravo.
Lo Shihan anche egli molto deluso, condivise la mia decisione ed accettò il mio abbandono. Tutto si sarebbe concluso qui se non fosse stato per mia madre, che arrivò il giorno seguente a Tokyo, da Iwate, per vedere il proprio figlio gareggiare nel torneo. Con un pò di esitazioni dissi a mia madre che non partecipavo al torneo, perché mi ero rotto una mano. lei un pò a sorpresa mi domandò: Figlio mio, ma nel Karate usate solo le mani? No mamma, abbiamo anche tecniche di gambe! Risposi. Mia madre: Allora? Puoi usare solo le gambe!
Mia madre aveva risposto con una tal fiducia su di me che non cercai neppure di spiegarle che le cose non erano così facili.
Il giorno seguente mi recai da Shihan Nakayama e gli chiesi di includermi nuovamente nel torneo, e lui lo fece anche se un pò malvolentieri."

Il resto della storia è scritto nel tatami, Hirokazu Kanazawa, bloccando con la sua mano buona ed attacando con le gambe, diventò il primo Campione di kumite del Giappone. Dopo aver vinto anche il Campionato del Giappone dell'anno seguente, il 1958, i mezzi di comunicazione cominciano a parlare sempre di più di Kanazwa. Il M° Nakayama come misura prudenziale per tenergli i piedi a terra gli propose di occupare un posto come Sensei di Karate nella direzione della JKA nel Honbu Dojo a tempo completo, dove la durezza ed il rispetto sono requisiti imprescendibili.

Shihan Nakayama però scopre presto una nuova utilità per il talento Kanazawa, e lo invia ad insegnare ed a diffondere il Karate Shotokan  alle Hawaii. Kanazawa allora era 5° Dan, e si reca per la prima volta all'estero e rimane nell'isola per 3 anni, (1958/1961), dov'è sottoposto ad un enorme pressione psicologica per adattarsi ad un ambiente nuovo per portare a termine con successo la sua missione. Alla fine lo stress lo vince e i medici gli diagnosticano un'ulcera e gli consigliano di rilassarsi.

Ed è proprio in quel momento e situazione che Kanazawa si informa sul Tai Chi e sullo Yoga.Quando acquisisce la pace interiore di cui ha tanto bisogno, Attraverso la meditazione e la pratica di queste arti "dolci", si rimette completamente ma scopre anche i poteri della forza interiore del KI.

Così, più ricco in tecnica ed esperienza, viene inviato dalla JKA a conquistare l'Europa. (1959/10970) E' il primo allenatore della Nazionale dell'Inghilterra e della Germania. Questa fu l'epoca che il Karate Shotokan JKA si estende in tutto il mondo per mano di alcuni dei più leggendari maestri, come Taiji Kase.
Scalando un grado in più nella gerarchia della JKA, nel 1971, Kanazawa viene nominato istruttore capo e direttore del dipartimento internazionale dell'Associazione di Karate Giapponese.

Dopo quest'anni trascorsi all'estero un Kanazawa occidentalizzato, trova difficile adattarsi al rigido stile di vita del Honbu Dojo di Tokyo, e si muove con difficoltà dentro i ristretti limiti e la gerarchia strutturale dell'organizzazione JKA. Negli anni Kanazawa ha molti diverbi con altri membri della JKA su temi strutturali, strategici ed anche di base, fino a culminare con l'abbandono dell'Organizzazzione nel 1977.

Qualche tempo dopo Kanazawa crea la propria organizzazione: La Federazione internazionale Di Karate Shotokan (SKIF), che contava 2 milioni di membri ripartiti in tutto il mondo, più di 100 paesi. Solo dopo tanti anni Kanazawa ha seppellito l'ascia di guerra. ala domanda di quali ragioni lo abbiano portato ad abbandonare un posto di così tanto potere nella JKA risponde:












Hirokazu Kanazawa: "Allora ero stato infastidito dal fatto che per la JKA fosse più importante l'obiettivo economico di conquistare il mondo rispetto a diffondere il vero spirito del Budo in tutto il mondo. Non è stato solo il denaro ad infastidirmi, ma anche la rigidità quasi militare con cui la JKA era governata internamente. Al contrario dell'infinita maggioranza nelle alte sfere della gerarchia, io ero favorevole ad una struttura più democratica nel processo di presa di decisione della JKA. Non ero d'accordo pure con lo sviluppo dello Shotokan.
Con gli anni il Karate si era trasformato in un karate duro, con enfasi nel Kumite.
Era basato nella forza, ed in questa maniera si è evoluto verso uno stile adattato principalmente ai giovani ed ai forti. Questo va contro ciò in cui io credo ed insegno, un Karate universale per tutti e per tutte le età, forte, ma flessibile, esterno, ma anche interno.
Chi comincia a praticare il Karate, deve imparare prima di tutto a controllare il proprio corpo e poi il proprio spirito. La vera conoscenza  giunge quando entrambi si uniscono, in altre parole, l'unione del corpo e della mente sono l'essenza del Karate.
Ogni Kata influenza la mente ed il carattere del Karateka. La ripetizione dei movimenti di un Kata insegna a separare l'energia positiva da quella negativa, ossia a capire l'energia della natura.

La sua opinione circa lo sport moderno del Karate:
Hirokazu Kanazawa:
"La competizione nel Kumite non è qualcosa di brutto, ti da un'idea di come reagire in circostanze difficili ed inoltre è valida per la preparazione fisica. Tuttavia quando si pratica solo il Karate sportivo, si arriva ad un punto nel quale non si può avanzare più, perché ci siamo incentrati solo nella parte fisica del Karate, ignorandone la parte spirituale.


Chi non capisce il vero spirito del Budo, presto o tardi smetterà di praticare il Karate.


Alcune citazione del Maestro Kanazawa che appaiono in un suo libro:
Pensa a te stesso come se stessi scalando una montagna.
Nella salita cominci a scalare la montagna con entusiasmo, determinazione, potere e concentrazione fino a che non ne raggiungi la cima.
Nella discesa, ti senti leggero, rilassato ed avanzi lentamente, passo a passo prendendoti il tuo tempo per godere il paesaggio.
E qualcosa che avevi ignorato completamente durante la salita.
Quella è la vita, amico mio!


Sagge parole pronunciate da un grande essere umano e un leggendario Karateka.
























Nessun commento:

Posta un commento